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La memoria non va in vacanza

La genesi del progetto

A cosa serve la storia? Perché conservare e trasmettere la memoria del passato? Che senso ha ancora oggi rinnovare un ricordo che si sta perdendo nel tempo? Sono queste  le domande  che, in questi ultimi anni, hanno dato vita a due trasmissioni radiofoniche di Unis@und  e ad altrettanti concorsi riservati alle scuole superiori.

Il progetto La Memoria non va in vacanza, che è la naturale continuazione delle precedenti iniziative (L'Italia e le mafie, 1938-1945: la memoria del male),  mette in contatto i giovani con i  testimoni diretti della strage, le vittime, i loro nomi, le loro vita spezzata, i sopravvissuti di cui si continua a sapere pochissimo. Cosa facevano i quei giorni, come si sono salvati, quali ricordi hanno conservato? Durante le due trasmissioni radiofoniche (L'Italia e le mafie e 1938-1945: la memoria del male) abbiamo condotto interviste tra gli studenti universitari; il risultato è sconvolgente  ma lascia, al tempo stesso, uno spiraglio di speranza: c'è molta ignoranza, ma voglia di sapere.

La memoria è una componente del nostro essere che ha una dimensione prevalentemente personale. Si ricorda ciò che si è visto, sentito, vissuto. Non sempre la memoria si permea di ciò di cui si è soltanto avuto notizia, e questo vale specialmente per gli avvenimenti storici del nostro passato. La memoria storica, quella che troviamo scritta sui libri, quasi mai diventa memoria personale, parte integrante del nostro essere.

Per questo motivo ci siamo chiesti come rendere vivo nella coscienza dei nostri studenti  il retaggio storico del nostro Paese, specialmente quando si tratta di storia recente. Nasce da questa domanda il progetto "La memoria non va in vacanza". 

L'idea  è di avviare lezioni frontali organizzate su singoli eventi, accompagnate da un concorso finale, da un gemellaggio tra scuole/università/enti e , possibilmente, da un viaggio nei Luoghi della Memoria, italiani e tedeschi.

L'augurio è che il Progetto "La memoria non va in vacanza" possa diventare, grazie all'impegno di tutti, riflessione annuale e memoria collettiva per le nuove generazioni. Non c'è nulla da "inculcare", nessuna violenza ideologica da imporre ma la necessità di ricordare per evitare che le tragedie del secolo scorso si possano ripetere.

p. Il Comitato Organizzatore
Vinvenzo Raimondo Greco