2002
PAOLA DANIELA GIOVANELLI, "... i posteri sapranno che siamo stati amici". Lettere di Roberto Bracco a Sabatino Lopez, Presentazione di Pasquale Iaccio, Napoli, Quaderni/2 "Centro Studi sul Teatro Napoletano, Meridionale ed Europeo", 2002.
Questo volume, che è il secondo Quaderno dell'Associazione culturale "Centro Studi sul Teatro Napoletano Meridionale ed Europeo", arricchisce le nostre conoscenze sulla vita artistica di Roberto Bracco, uno tra i maggiori intellettuali del Novecento europeo. Sono pubblicate, a cura di Paola Daniela Giovanelli, quindici lettere indirizzate da Bracco (tra il 1915 e il 1919) a Dario Niccodemi ed a Sabatino Lopez (entrambi Presidenti, per alcuni anni, della Società Italiana degli Autori). Si tratta di documenti epistolari significativi dal duplice punto di vista della storia della Società degli Autori e delle vicende professionali e personali dell'intellettuale napoletano. In queste lettere - scrive Giovanelli - si fa cenno agli eventi conclusivi di conflitti e lotte che avevano attraversato per vent'anni la vita della Società degli Autori; sullo sfondo di queste vicende emerge la personalità riservata e umbratile di Bracco.
Le quindici lettere provengono da tre diversi Archivi: la Collezione privata carte Agostino Bava - Milano (che contiene le lettere di Bracco a Lopez); la Collezione privata carte Sabatino Lopez - Milano (che contiene il carteggio Bracco-Lopez); la Collezione privata carte Dario Niccodemi - Roma (che contiene le lettere di Bracco a Niccodemi).
Scènes parthénopéennes, introduction Évelyne Donnarel, "Scena aperta", n. 3, Université de Toulouse - Le Mirail, 2002.
È un volume monografico sul teatro napoletano, pubblicato in Francia dall'Università di Toulouse-Le Miral. Il libro, scritto a più mani, rientra nella collana "Scena aperta" della Collection de l'E.C.R.I.T. diretta da Évelyne Donnarel, ed affronta tutta la storia del teatro napoletano da Eduardo Scarpetta a Enzo Moscato, con particolare attenzione alla drammaturgia contemporanea.
Apre il volume un prezioso e documentato saggio di Huguette Hatem su Le théâtre à Naples, seguono due studi dedicati al teatro di Eduardo (Maria Pia Granisso, La place de l'imaginaire e Walter Zidaric, Motivi e temi della tradizione operistica in "Filumena Marturano" di Eduardo De Filippo). Ampio spazio è riservato al drammaturgo napoletano Manlio Santanelli: Notes sur le théâtre de M. Santanelli en France di Silvia Contarini; Spécularités dans un monde tellurique: "Uscita d'emergenza" (1980) et "L'aberrazione delle stelle fisse" (1987) de Manlio Santanelli di Jean Nimis; Perspectives sur "Bellavita Carolina" de M. Santanelli di Évelyne Donnarel; La Polonaise (Facchini, de M. Santanelli), traduction française de Emmanuelle Bousquet; Toi, musique assassine (Tu musica assassina de M. Santanelli), traduction française de Anna Sciarrabba.
Il volume, inoltre, contiene l'interessante e singolare studio di Gius Gargiulo su La figura iconica del travestito nel teatro di G. Patroni Griffi.
ASCANIO CELESTINI, Cecafumo. Storie da leggere ad alta voce, Illustrazioni di Raffaella Ligi, Roma, Donzelli, 2002 con CD-audio.
Cecafumo è il trait d'union con il mondo delle fiabe, o meglio con quel ricco patrimonio di racconti orali ripescati dalla tradizione popolare, per poi essere rimaneggiati, smontati e rimontati, tradotti e reinventati. L'intento è quello di arrivare a scrivere la parola detta, per non perdere l'oralità che dal lontano passato è giunta sino a noi con le sue immagini variegate, fatte di streghe, fate, orchi, strani animali, a metà tra realtà e finzione, in quanto "la verità non sta nel racconto, ma nel bisogno di raccontarlo".
I racconti raccolti nel libro sono storie conosciute, che appartengono alla tradizione popolare, come quelle legate ai personaggi di Giufà o di Cappuccio Rosso; c'è una versione dell'Amore delle tre melarance e di Giovannin senza paura fino ad arrivare alle fiabe "nuove", che raccontano realtà moderne. Al libro, inoltre, è allegato un CD-audio con sei storie lette da Ascanio Celestini, accompagnate da valzer, polke, tarantelle, tanghi e quadriglie, scritte e interpretate da Matteo D'Agostino e Gianluca Zammarelli.
PASQUALE SCIALÒ (a cura di), Sceneggiata, rappresentazione di un genere popolare, Napoli, Guida, 2002.
La sceneggiata è una rappresentazione popolare propria della cultura partenopea. Nel secolo scorso ha svolto un ruolo determinante nell'ambito della produzione teatrale; oggi, invece, si pensa ad essa come ad un comportamento eccessivo, un'esagerazione drammatica e volgare propria di un personaggio poco degno di stima. Nell'introduzione così l'autore la definisce: "Uno spettacolo nel quale non esiste separazione tra palcoscenico e platea e che produce pertanto una forte adesione di un pubblico popolare che, non di rado, coinvolto emotivamente nei momenti catartici della rappresentazione, interviene direttamente sia con commenti verbali, sia fisicamente, magari scagliandosi contro quel personaggio che trasgredisce ai comportamenti codificati di quella cultura ambiente".
RUGGERO CAPPUCCIO, Shakespea Re di Napoli, Presentazione di Roberto De Simone, Torino, Einaudi, 2002.
Dopo otto anni dalla prima edizione di Shakespea Re di Napoli (pubblicato nella collana teatrale di Gremese diretta da Rodolfo Di Giammarco), esce nella collana "Collezione di teatro" Einaudi la nuova edizione del testo di Ruggero Cappuccio. Il manifestare, il rivelare l'inespresso rappresenta il fulcro che sottende a questa nuova edizione, caratterizzata dall'esplorazione psicologica delle espressioni che Desiderio e Zoroastro non avrebbero mai potuto né voluto dirsi, qui ritracciate nella forma di otto memorie private (la pièce teatrale è strutturata in otto frammenti).
"La riscrittura di quest'opera - scrive Cappuccio nella prefazione - è il resoconto di un'ossessione rovesciata. Gli attori che tradiscono e rigenerano ad ogni recita il testo, vengono per una volta traditi e rigenerati dalla scrittura. La lingua di Shakespea Re di Napoli era ed è intima di un'idea della partitura, della concertazione, del suono, in cui i sensi rivendicano una comunicazione intuitiva fondata, come nella musica, sull'indicibile del compositore, l'indicibile dell'interprete, l'indicibile dell'ascoltatore".
MAXIMIAL LA MONICA, Il poeta scenico. Perla Peragallo e il teatro, Roma, Editoria & Spettacolo, 2002.
Emerge la complicità artistica (ma non solo) tra Perla Peragallo e Leo De Berardinis, la cui espressività e creatività ha caratterizzato la scena teatrale a metà degli anni Sessanta. La sceneggiata, Shakespeare, lo studio sull'attore, la coreuticità, l'utilizzo del dialetto come lingua teatrale fanno parte del progetto teatrale che commistiona il teatro tradizionale napoletano con la cultura europea, di cui il teatro di Marigliano è il punto di partenza-arrivo.
"Nel momento in cui entravamo in scena, la nostra vera vita era quella. L'attore - afferma Perla Peragallo - vive la sua poeticità solo quando è in scena".
EDOARDO ESPOSITO, Repères culturels dans le théâtre d'Eduardo de Filippo, Toulouse, Editions universitaires du Sud, 2002.
Nella collana "L'Italie aujour d'hui" diretta da Aimé Mucci, professore emerito dell'Università di Toulouse le Miral, è stato pubblicato il recente Repères culturels dans le théâtre d'Eduardo de Filippo. In questo volume lo studioso italo-francese Edoardo Esposito, docente di italiano presso l'Università di Avignone, ha analizzato i trentanove drammi del corpus teatrale di Eduardo De Filippo, individuando le tematiche fondamentali della sua drammaturgia. Lo studioso ricostruisce l'opera teatrale di Eduardo attraverso un'interessante griglia di analisi testuale (cap. IV).
Ricca e puntuale la bibliografia che correda il volume.