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Attori - Massimo Troisi

Massimo Troisi

a cura di Tiziana Paladini

 

Massimo Troisi

La carriera

“- Come si fa a diventare Massimo Troisi? -
- È una scelta di Alfredo Troisi... dicimmo accussì -”
(Il mondo intero proprio, p. 24)

Massimo Troisi nasce a San Giorgio a Cremano nel 1953. Non cresce in un ambiente teatrale né è figlio d'arte: perciò retrospettivamente accredita i luoghi e le persone che accompagnano la sua infanzia e la sua gioventù di connotazioni teatrali (“Molte cose le piglio da quello che succede a casa [...] noi fino a poco tempo fa abitavamo in quindici. […] no, eremo tutti quanti mio padre, mia madre, sei figli, mia zia, mio zio, i suoi figli, mio nonno e mia nonna. Allora era una compagnia stabile a casa mia. Cioè uscivano sempre cose, trovate. [...] specialmente mio nonno e mia nonna che erano i capocomici”, Il mondo intero proprio, p. 44).
Coinvolto quasi per caso nella realizzazione delle farse che alcuni amici recitavano al teatrino della parrocchia Sant'Anna a San Giorgio, Troisi esordisce nell’ottobre 1969 – secondo un copione già mitico – per una sostituzione dell'ultimo minuto. Presto alla tradizione (Petito e Scarpetta) si affianca l’interesse per tematiche di più stringente attualità: nel 1971 il gruppo, censurato e costretto a lasciare il teatro, affitta un garage che diventa il Centro Teatro Spazio. Qui nasce il gruppo Rh- (di cui fanno parte, tra gli altri, Lello Arena e, dal 1974, Enzo Decaro) che si impegna in un intenso programma di recite.
Nel 1976 Troisi è costretto ad abbandonare momentaneamente l’attività teatrale, a causa di una malformazione al cuore che rende necessario un delicato intervento negli Stati Uniti. Ma al suo rientro è proprio lui a proporre ad Arena e Decaro di ricominciare, questa volta in tre, con un nuovo gruppo.
Nascono così I Saraceni, nome che lascia rapidamente il posto al più allusivo La Smorfia. Lo stile (con i ruoli subito ben definiti: Decaro spalla musicale e perbenista, Arena nevrotico e cialtrone, Troisi gesticolante e allampanato) e soprattutto alcuni temi ricorrenti (i cliché della napoletanità, rovesciati ironicamente, e la religione) portano rapidamente al successo il trio che approda in televisione. La Smorfia diventa famosa su scala nazionale tra il 1977 e il 1979, grazie a programmi come “Non Stop”, “La sberla” e “Luna Park” (trampolini di lancio per molti nuovi comici), fino alla consacrazione di “Effetto Smorfia”, due puntate dedicate esclusivamente al trio, in onda nel novembre 1979.
Esaurita l'esperienza televisiva, e dopo un’ultima tournée di successo, il gruppo si scioglie: Troisi sente l'esigenza di proseguire diversamente il suo percorso artistico, dedicandosi al cinema. Del 1981 è il film in cui esordisce in veste di regista e che lo vede protagonista: Ricomincio da tre riscuote un successo straordinario di pubblico (è il secondo film più visto nella stagione cinematografica 1980-1981) e di critica, ottenendo due Nastri d’argento come miglior regista esordiente e come miglior soggetto e due David di Donatello come miglior film e miglior attore.
L’anno dopo realizza il mediometraggio Morto Troisi Viva Troisi, trasmesso nella serie televisiva “Che fai, ridi?” dedicata ai comici italiani. A questa prova, segue un piccolo ruolo in No grazie, il caffè mi rende nervoso (1982) di Lodovico Gasperini, di cui Troisi è autore del soggetto. Nel 1983, a due anni dal film d'esordio, torna alla regia con un film di cui è anche (di nuovo) protagonista: Scusate il ritardo.
Entrato ormai a buon diritto tra i grandi nomi della comicità italiana, l'anno successivo firma con Roberto Benigni uno dei film di maggior successo non solo di quella stagione, ma in assoluto nella storia del cinema comico italiano: Non ci resta che piangere.
Nel 1985 Troisi è interprete di un film molto meno noto al grande pubblico che passa quasi sotto silenzio: Hotel Colonial, per la regia di Cinzia Torrini.
Nel 1987, con Le vie del signore sono finite Troisi “si mette […] per la prima volta di fronte ad elementi inediti [...] si disegna addosso un personaggio che, pur esprimendosi in dialetto chiaramente partenopeo, non è funzionalmente legato a Napoli come nelle opere precedenti, bensì genericamente al contesto dell'Italia meridionale” (S. Iorio, La comicità incontra la storia: Le vie del Signore sono finite, in Per Massimo Troisi. Saggi, ricordi, riletture, p. 148).
Dall’incontro con Ettore Scola nascono in rapida successione tre film: Splendor, Che ora è? (entrambi del 1989 ed entrambi in coppia con Marcello Mastroianni: per il secondo ottiene, ex aequo con Mastroianni, la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile al Festival del Cinema di Venezia) e Il viaggio di Capitan Fracassa (1991), in cui interpreta un non scontato Pulcinella.
Nel 1991 Troisi firma, con Pensavo fosse amore invece era un calesse, il suo ultimo film da regista. Nel 1994 infatti, già sofferente e in procinto di operarsi nuovamente al cuore, interpreta il suo ultimo ruolo nel film di Michael Radford, Il postino, le cui riprese terminano poche ore prima della morte.


Nota bibliografica

 

  • Arena L., Decaro E. Troisi M., La Smorfia, Torino, Einaudi, 1997, con videocassetta allegata (poi Torino, Einaudi 2006, con Dvd allegato).
  • Aulicino S., Iorio S. (a cura di), Per Massimo Troisi. Saggi, ricordi, riletture, Quaderni di CinemaSud, Atripalda, Mephite, 2010.
  • Chiacchiari F., Salvi D. (a cura di), Massimo Troisi. Il comico dei sentimenti, Roma, Sorbini, 1991 [poi 2a ed. aggiornata con il film Il postino, Roma, Sorbini, 1996].
  • Cirasola N. (a cura di), Da Angelo Musco a Massimo Troisi. Il cinema comico meridionale, Bari, Dedalo, 1982.
  • Coluccia A., Scusate il ritardo. Il cinema di Massimo Troisi, Torino, Lindau, 1996.
  • Cocciardo E., L'applauso interrotto. Poesia e periferia nell'opera di Massimo Troisi, Pollena Trocchia, Nonsoloparole, 2005.
  • Cozzolino A., Mi ricordo… piripì zozzò. Diario dei giochi del piccolo Troisi, Portici, Areacreativa, 2004.
  • Di Lauro M., Massimo Troisi. Film e poetica di un grande artista napoletano, Roma, Newton & Compton, 1997.
  • Governi G., Ritratti. Totò, Sordi, De Sica, Magnani, Troisi, Callas, Coppi, Carnera, il Grande Torino… Quindici protagonisti raccontati in TV, Roma-Venezia, RAI-ERI, Marsilio, 1997.
  • Graziosi M. (a cura di), Massimo Troisi. Cuore d’ artista, Roma, Anica Edizioni, 1999.
  • Hockhofler M., Comico per amore. La favola bella e crudele di Massimo Troisi, Venezia, Marsilio, 1996 [poi Massimo Troisi. Comico per amore, Venezia, Marsilio, 1998].
  • Iannuzzi F. (a cura di), Omaggio a Troisi. L'hanno gia detto?, Mostra fotodocumentaria (Villa Bruno 4-17 giugno 1995), San Giorgio a Cremano, Comune di San Giorgio a Cremano – Assessorato alla Cultura, 1995.
  • Limatora G., Massimo Troisi. Una vita troppo breve, Napoli, Lito-Rama, 2002.
  • Lori S., Da Totò a Troisi. Napoli che ride, Roma, Newton & Compton, 1996.
  • Mario Di Giulio. Io, Massimo &… Ricordando Troisi, San Giorgio a Cremano, 2008.
  • Paladini T., Cuore e anima. La Smorfia e la maschera di Massimo Troisi, Napoli, Luca Torre, 2000.
  • Paradiso… non potevi attendere? Dedicato a… Massimo Troisi, Napoli, Emme, 1994.
  • Pavignano A. (a cura di), Massimo Troisi, Cinecittà Holding, 2004.
  • Pavignano A., Da domani mi alzo tardi, Roma, e/o, 2007.
  • Sciddurlo T., Il linguaggio dell’anima. Il cinema di Massimo Troisi, Torino, Anteo, 2007.
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  • Sommario G., Massimo Troisi. L'arte della leggerezza, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2004.
  • Troisi M., Il mondo intero proprio. Pensieri e battute, a cura di M. Giusti, Milano, Mondadori, 1998.
  • Id., Non ci resta che ridere. La vita attraverso le interviste, Milano, Mondadori, 2007.
  • Troisi R., Come un cesto di viole, Bologna, Perdisa, 2004.



Sito ufficiale: http://www.massimotroisi.net/