unisa ITA  unisa ENG


La critica - Recensioni incontri

A Città Spettacolo una tavola rotonda sul Teatro


Forum Agorà. Il teatro per la parola, la parola per il teatro. Pubblico e operatori della scena a confronto

Questo Forum internazionale risponde ad un'esigenza comune circa la necessità di prendere in esame le nuove sinergie linguistiche nel teatro, quali: la contaminazione dei linguaggi, degli stili e dei generi; l'interazione del testo con altri elementi come la musica e le arti visuali; il plurilinguismo e il rapporto fra lingua d'uso, lingua letteraria e dialetto; scrittura e ri-scrittura; ecc.
Il teatro ha bisogno di proposte innovative per riportarlo al suo ruolo di mezzo privilegiato per la comunicazione e l'evoluzione culturale.
I lavori della tavola rotonda sono stati aperti dall'ideatrice e coordinatrice dell'evento Antonia Lezza, docente di Letteratura italiana e Letteratura teatrale italiana presso la Facoltà di Lingue e letterature straniere (corso di laurea DaViMuS - Discipline delle Arti Visive, della Musica e dello Spettacolo) dell'Università di Salerno. Il primo contributo è stato quello di Gabriella De Fina (attrice, regista, scrittrice e traduttrice), che ha lavorato in vari settori linguistici; l'attrice-autrice si è soffermata sul rapporto fra lingua e potere e su come la discriminazione spesso neghi agli artisti l'approvazione sociale della loro lingua, annullando così la loro identità. Sebbene l'uso del dialetto a teatro sia diventato di moda, l'auspicio della De Fina è che nel futuro teatrale la lingua come il dialetto possano essere ugualmente validi, senza differenziazione. A seguire l'intervento di Giancarlo Cauteruccio, regista e scenografo, con un'esperienza venticinquennale nell'applicazione delle nuove tecnologie alle arti, in particolare al teatro. Cauteruccio ha affermato che il corpo umano è una macchina meravigliosa, un veicolo privilegiato per il teatro, pertanto il regista si è dichiarato fermamente convinto che gli artisti hanno bisogno di nutrire la loro lingua madre in un senso poetico e spirituale perché è lì che scorre il sangue della loro creatività e quando la lingua diventa necessità, ecco che si trasforma in arte.
Ha, poi, preso la parola Enzo Moscato (attore, autore, regista), direttore artistico del Festival Città Spettacolo, che ha sottolineato come lui - non diversamente dalla maggior parte degli artisti del Sud Italia - abbia dovuto superare il marchio del parlare in dialetto, un'esperienza dolorosa ma che, allo stesso tempo, l'ha stimolato a cercare il valore arcaico del linguaggio stesso fino a costruirsi un linguaggio teatrale personale nel quale può pienamente esprimere le sue emozioni.
Maurizio Zanardi, uno dei fondatori della casa editrice napoletana Cronopio, si è lungamente soffermato sul teatro e il pensiero teatrale di Artaud, la cui arte continua ad influenzare il teatro moderno. Come Artaud e Carmelo Bene, anche per Zanardi esonerare la parola dalla sua posizione centrale nel teatro è un modo per liberarsi da alcuni limiti e far sì che la parola diventi un elemento fra tanti (gesto, suono, oggetto, visione, etc.): in questo modo il teatro cessa di essere rappresentato e diventa un evento imprevisto. Di seguito il contributo di Giancarlo Mordini, direttore artistico di "Pupi e Fresedde", che ha dedicato il suo talento imprenditoriale nella creazione di una struttura teatrale punto di riferimento nazionale ed internazionale. Per Mordini non esiste un solo pubblico ma molti pubblici e ognuno richiede una particolare lingua; alcuni non richiedono neanche le parole. Nel suo intervento Mordini ha ricordato il suo grande impegno nel portare il teatro nella scuola, soprattutto nella scuola media superiore, perché questa forma di comunicazione-apprendimento plasma l'abitudine culturale delle generazioni future. L'intervento di Adolfo Ferraro, docente di Psicopatologia e direttore dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa, ha invitato a riflettere come la mancanza di libertà d'espressione possa portare i pazienti a comunicare attraverso segni e simboli, e a conferma di quanto detto Ferraro ha proiettato una documentazione fotografica di alcuni graffiti dei pazienti. Per Ferraro chiunque venga privato del suo spazio, del suo tempo e dei rapporti umani sperimenterà uno squilibrio psichico. In pratica la differenza fra un manicomio ed il teatro è che nel manicomio il tempo si è fermato del tutto.
Gian Paolo Renello (assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Letteratura, Arte, Spettacolo dell'Università degli Studi di Salerno, studioso dei rapporti tra letteratura ed informatica, autore di racconti, poesie e del monologo teatrale Nessuno torna) ha evidenziato come la contaminazione linguistica avvenga anche senza parlare un'altra lingua, ma attraverso il feedback culturale e la memoria. Il suo monologo Nessuno torna è costituito da due momenti espressivi: la parola e la musica. Per Renello un autore rappresenta se stesso sulla scena proprio attraverso il linguaggio.
La fase finale della tavola rotonda è stata caratterizzata dall'intervento di due studiosi provenienti dall'ateneo Paris X-Nanterre. Emmanuel Wallon (docente Sociologia politica ed autore di numerosi studi sul teatro) ha preso in esame la scrittura scenica, individuando in Kantor uno dei maggiori esponenti dello "scrivere dal palcoscenico". In contrasto con il trionfo del regista dell'inizio del ventesimo secolo, oggi assistiamo all'affermarsi degli attori, delle loro voci e dei corpi; in questo nuovo schema il confine fra realtà e finzione si scioglie. Gius Gargiulo (docente di Metodologia dell'analisi testuale multimediale e di Analisi del cinema italiano, autore e regista), riprendendo la tematica affrontata da Wallon, circa il rapporto finzione-realtà, ha affermato che gli attori e il pubblico si sognano a vicenda - un'idea affascinante -! Per lo studioso italo-francese come i bambini imparano la loro lingua madre attraverso l'esperienza e poi apprendono la grammatica a scuola, così il teatro potrebbe essere all'inizio un esperimento creativo che solo dopo diventa testo.
L'incontro, che è stato seguito da un pubblico numeroso, attento e fortemente interessato, conferma il grande carattere multidisciplinare del teatro che si rivela un ambito di studio in cui confluiscono alchemicamente la musica, il testo, le arti visive, il video, la multimedialità. Un medium totale costituito da un unico grande contenitore, il Teatro.

Patricia Lopez