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La critica - Recensioni libri

Recensioni/Libri


Paola Daniela Giovanelli, Maria Melato. Voci d'archivio, voce di scena, Le Lettere, Firenze, 2015, pp. 370.

Il volume dedicato a Maria Melato, non è solo una biografia ricchissima di riferimenti, ma uno studio puntuale e originale su una delle più grandi interpreti del teatro italiano dell'Ottocento.
Con l'intento di creare un ponte fra passato e presente, attraverso una "ricognizione storico-critica", Paola Daniela Giovannelli ha condotto una ricerca capillare a partire dalla consultazione del Fondo Melato presso la biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, passando all'indagine dei periodici teatrali e dei quotidiani, delle locandine e dei manifesti dell'epoca - come si legge nella Nota al testo del volume.
Nel volume si dà voce a una donna e a un'attrice che - lontana dai vizi attoriali dei figli d'arte - costruisce un proprio stile interpretativo capace di dare corpo all'effimero, al transitorio, a personaggi indimenticabili, attraverso una partitura vocale appassionante, coinvolgente.
Nata da una famiglia benestante, la Melato fin da ragazza mostra un disinteresse verso la scuola e invece una forte propensione per il teatro, recitando sui palcoscenici delle compagnie filodrammatiche locali; ma la vera vita sulla scena inizia quando l'attrice viene scritturata come "generica" da Ettore Berti, e grazie alla permanenza nella Mariani-Zampieri, viene notata e scelta da Irma Gramatica per essere scritturata come "prima attrice giovane" (sotto la direzione di Flavio Andò), per poi ricoprire il ruolo di "prima attrice" - in seguito di un lungo periodo di malattia della Gramatica.
Il 1908 è un anno decisivo, in quanto dopo aver raggiunto un buon successo in La moglie del dottore di Silvio Zambaldi a Milano, Maria Melato conosce Virgilio Talli con il quale stringe un sodalizio lungo e produttivo fino al 1922, anno in cui diventa capocomica. Il decennio ‘10-‘20 vede la Melato recitare anche per il grande schermo e mettere in scena un repertorio teatrale che annovera, fra gli altri, titoli quali: La seconda moglie, Casa Paterna, Marcia nuziale, Gioconda, un repertorio che rispecchia i gusti del pubblico di fine Ottocento.
Gli anni del capocomicato la vedono impegnata su diversi fronti: quello dell'arte attorica e quello di capocomica instancabile, sempre dedita la lavoro, alla scelta dei copioni da adattare alla scena, alla loro traduzione dal francese e dallo spagnolo. Dopo diverse tournée in Italia e in Sudamerica, la grande novità è una tournée interamente dedicata ai testi dannunziani, con il debutto nel 1927 de La Figlia di Iorio al cospetto di autorevoli rappresentanti del teatro europeo. Sono questi anni di grande impegno e di riconoscimenti pregevoli, in cui forma compagnia, tra gli altri, con Piero Carnabuci, Gino Sabbatini e Angelo Calabrese, e in cui gira una fortunata tournée in Sudamarica (l'ultima). Ma gli Anni Quaranta, la vedono impegnata nel recupero del vecchio repertorio che mette in scena, prevalentemente, nelle periferie, lontana dai grandi teatri delle città italiane, mentre sappiamo di una sua significativa presenza in film quali Quartieri alti di Mario Soldati o La principessa del sogno e di diversi impegni con la radio, per la registrazione di drammi.
Muore nel 1950, dopo aver trascorso lunghi periodi tra difficoltà economiche, preoccupazioni familiari, tentativi di mettere in piedi progetti ambiziosi, come un recital, la costruzione di un teatro a Villa Maria (la casa in cui trascorre i periodi di riposo dalla vita scenica, a Forte dei Marmi) e la trasformazione di questa in una pensione (pensione che verrà venduta dal figlio Luciano per pagare i debiti da lei accumulati).
Le vicende artistiche e personali dell'attrice mettono in luce il profilo di una donna forte e tenace, che nonostante le difficoltà di un mestiere non sempre generoso, lavora, instancabilmente, fino alla fine dei suoi giorni, nel tentativo mai abbandonato di far valere le sue ambizioni e la sua arte. Vicende che vengono narrate (seppure prive di puntuali riferimenti) dalla stessa attrice in un racconto autobiografico dal titolo Qualche mia ora - al quale la Giovanelli dedica un capitolo, riassumendo con efficacia, non solo l'essenza di queste memorie, ma anche il tormentato percorso editoriale - dal quale emerge «una personalità inquieta e sensibile; idealista e romantica; riservata, ma non scontrosa; spontaneamente religiosa; grande lavoratrice; insofferente ai tempi vuoti del riposo o dell'inerzia» (p.39).
Quella della Melato è la storia di un'attrice che, pur recuperando molti testi del repertorio romantico dell'Ottocento - significative sono alcune affinità con l'irrequietezza esistenziale e interpretativa dell'intramontabile attrice Eleonora Duse, con la quale condivide anche la dedizione all'opera dannunziana e la ricerca maniacale e costante dell'essenza dei personaggi scelti - mostra una propensione ad alcune novità di repertorio e di stile (novità che vengono sostenute da quel grande maestro che è stato per lei Virgilio Talli). Interpreta, per esempio, ancora giovanissima spesso il ruolo di "madre". Pone l'attenzione, da capocomica, non ai singoli ruoli, ma all'intero organico scenico (scenografia, luci e soprattutto i costumi, per i quali nutre una vera e propria passione, al punto che - come scrive la Giovanelli - nel 1928 si fece confezionare cinque abiti, per i cinque atti, de La signora delle camelie, direttamente da Parigi). Propone inoltre al pubblico nuovi autori quali Chiarelli, Antonelli, Cavacchioli, Bontempelli, Cechov, Maeterlinck, Cocteau «dando voce e impulso a una sfida culturale tutta sotto il segno del Novecento» (p.35).
Dal ritratto delineato dalla studiosa, emerge uno stile interpretativo assai singolare, nutrito da lunghi periodi di studio e di dedizione alla prove, di inteso lavoro sui copioni che la Melato taglia, traduce e riadatta. Le numerose testimonianze raccontano di una presenza scenica disinvolta, ammaliante, una partitura vocale inconfondibile - punto forte della sua recitazione - costruita come una "drammaturgia vocale" che si affianca al testo letterario e che viene alla luce grazie alle numerose note che l'attrice era solita scrivere sui suoi copioni, per i ruoli da interpretare.
Paola Daniela Giovanelli nell'ultima parte del volume cataloga, con metodo scientifico e sapienza critica, quelli che potremmo definire gli incontri artistici di Maria Melato. In Vita di Compagnia sono elencati, in ordine cronologico, le compagnie presso le quali viene scritturata, e vengono riportarti i nomi di tutti gli attori scritturati e delle fonti, mentre in Archivio di un'attrice - suddiviso a sua volta in tre sezioni: Gli spettacoli, I film e La prosa radiofonica - ritroviamo tutti gli impegni artistici dell'attrice. Un lavoro di ricostruzione d'archivio rigoroso ed esemplare, ricco di dettagli, di note e di fonti, di cui la Giovanelli aveva dato in parte prova nella voce dedicata all'attrice nell'A.M.A.t.I (Archivio multimediale dell'Attore Italiano) diretto da Siro Ferrone.
Il volume è corredato da una ricca bibliografia, un indice delle opere letterarie, teatrali, musicali, cinematografiche e radiofoniche esaminate dalla studiosa, e da un indice dei nomi.

 


Antonella Babbone